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LC-W: la nuova WIDE by Lomography

Riporto per intero l’articolo del mio blog sull’ultima nata in casa Lomography.

E’ uscita proprio ieri per la Lomography, la LC-Wide. Una versione ultra-grandangolare della LOMO per eccellenza, la LC-A.

Prima di conoscere meglio la neonata LC-W, guardiamoci l’unboxing di Mijonju, tanto per una prima impressione:

Quella che sto per fare non è una vera e propria recensione della LC-W, dato che non ho avuto il piacere di provarla. Il mio intento è semplicemente quello di guardare insieme a voi le caratteristiche, per capire di che prodotto si tratta.

La LC-W si presenta come un ibrido tra la LC-A+ e la Diana Mini. Della LC-A+ ha ripreso la completa automaticità di tempi e diaframmi, il selettore per le sensibilità dalla pellicola, la possibilità di fare esposizioni multiple e il cavo di scatto flessibile per la posa B. Della Diana Mini, invece, ha ripreso la possibilità di cambiare il formato della foto. Con la nuova LC-W, dunque, si possono fare foto del formato tradizionale (24x36mm) oppure foto quadrate (24x24mm) oppure simpatiche foto rettangolari (17x24mm). In questo video potete osservare il modo si cambia il frame della foto:

A ben vedere, non funziona esattamente come nella Mini, sulla quale c’è un selettore con cui scegliere il frame, a seconda del caso. Nella LC-W, invece, lo si deve scegliere a priori, posizionando l’apposita mascherina all’interno della macchina.

Esempio di Half-Frame (dittico) – 17×24
Esempio di Square Format – 24×24

Se avete qualche dubbio, potete consultare i tutorial su come si monta la pellicola, le batterie e tutto quello che serve per utilizzare al meglio la fotocamera.

La caratteristica principale della LC-W è la lente Minigon ultra-grandangolare 17mm, che trovo molto interessante (ancora più wide della Ultra Wide&Slim by Superheadz, che ha un 22mm). Non solo, ma essendo così grandangolare, si può mettere a fuoco fino a 40 cm dal soggetto. Per questo, la Lomography la settimana scorsa aveva stuzzicato la curiosità dei fan con l’indovinello del “Near and far“! Pare, inoltre, che la lente vignetti e saturi ancora di più, rispetto alle precedenti versioni.

Esempio di Full Format – 24×36
Esempio di Full Format – 24×36

La messa a fuoco, inoltre, è stata semplificata ulteriormente e prevede solo due scelte: 0,40-0,90 cm e 0,90-infinito. Essendo completamente automatica come la LC-A, non si deve stare a pensare che coppia di tempi e diaframmi usare, grazie all’esposimetro interno e al selettore della sensibilità della pellicola, che va da 100 a 1600 ISO. Dunque, la LC-W pare una macchina decisamente adatta alla fotografia street, vista la sua semplicità e velocità di utilizzo.

Esempio di scatto close-up

Alla LC-W si possono ovviamente adattare gli accessori della LC-A+, come lo scafandro per le foto acquatiche e il dorso per le istantanee. Nello shop c’è un bundle in cui è compreso veramente tutto quello che si può desiderare.

La nota dolente, anche questa volta, è il prezzo: 349 euro. Lo trovo decisamente esagerato per una macchina che, anche se robusta, è pur sempre tutta in plastica. Mi chiedo se parte del prezzo sia giustificato dal lussuosissimo packaging della macchina che, come abbiamo visto prima, prevede: la scatola in legno, la fotocamera, due bei libri di fotografia, due rullini, le mascherine, le batterie e il cable release.

Se siete già possessori della LC-A+, potete ottenere un risultato simile a quello della LC-W aggiungendo alla vostra macchina l’obiettivo wide-angle. Avrete, in questo modo, una LC-A+ con un buon grandangolo di 20mm e una visuale pari a 120°, quasi come un fisheye! C’è da dire che con la LC-W non si ha la stessa distorsione prospettica: nonostante l’obiettivo sia un 17mm, l’angolo di visuale è di 107° e varia a seconda della dimensione del fotogramma.

LC-A+ – wideangle lens

Cosa si può aggiungere di più? A mio avviso, la LC-W è interessante, semplice e immediata per sperimentare tutte le divertenti tecniche lomografiche. Certo, se la Lomography facesse degli incentivi per la rottamazione delle vecchie LOMO, magari un pensierino ce lo si potrebbe anche fare …

Silvia – Holga My Dear