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Stampa: le gradazioni di contrasto

Un vecchio adagio della fotografia recita:

esponi per le ombre e sviluppa per le alteluci

che in pratica riassume il fatto che la densità delle ombre nel negativo viene definita da quanta esposizione hanno avuto in ripresa (e assai poco dallo sviluppo), e che la densità delle alteluci viene influenzata in gran parte da quanto sviluppo viene dato alla pellicola.

Spesso all’adagio sopra segue anche l’equivalente per la stampa:

esponi per le luci e regola il contrasto per le ombre

che in pratica significa scegliere sul provino a scalare il corretto tempo di esposizione basandosi sulle tonalità più chiare e modificare la gradazione di contrasto della carta per regolare i toni scuri.

Ma siamo sicuri che sia veramente così?

Se analizziamo quanto succede alla pellicola quando viene immersa nello sviluppo in effetti possiamo renderci conto di quanto sia vero il primo adagio: le ombre (le parti più trasparenti del negativo) si sviluppano nei primi 2-3 minuti di trattamento dopo di ché, anche aumentando in maniera esagerata il tempo di sviluppo, non guadagneranno in densità in maniera sostanziale. L’unico modo per aumentare la densità delle ombre è quello di aumentare l’esposizione.

Al contrario l’azione del rivelatore sulle luci continua per tutto il tempo che la pellicola rimane immersa nello sviluppo e, per ottenere un giusto livello di contrasto, è necessario interrompere il trattamento nel momento in cui le alteluci raggiungono una densità tale da poterci fornire un negativo ben stampabile. Aumentando o diminuendo il tempo di sviluppo si è in grado di regolare la densità delle alteluci e di fatto la pellicola non viene mai sviluppata fino in fondo.

Lo stesso non può dirsi invece per il secondo adagio e dando una scorsa alle curve caratteristiche della carta ci si può rendere conto di come il fatto di regolare l’esposizione sulle luci e il contrasto sulle ombre sia solo un fatto di comodità.

In questa illustrazione sono riportate le curve caratteristiche della Foma Fomabrom Variant. Analizzando le curve si può vedere che nelle alteluci le curve sono molto vicine tra di loro, cioé cambiando gradazione di carta il valore di grigio di questa zona cambia di poco. Spostandosi in alto sulle curve, dove la densità è più alta, quindi la carta è più nera, le curve si aprono a ventaglio: cambiando la gradazione di contrasto i valori più scuri cambiano in maniera sostanziale, scurendosi sempre più man mano che la gradazione di contrasto cresce.

 

Esposizione basate sulle luci e contrasto sulle ombre

Agendo quindi secondo il detto esponi per le luci e regola il contrasto per le ombre, cambiando la gradazione di contrasto sposta di poco il valore di densità delle alteluci e molto quello delle ombre.

Ma cosa succede se si vuole invertire la situazione e basare l’esposizione della stampa sui toni più scuri? Anche in questo caso l’analisi delle curve caratteristiche può dirci come si comporteranno i materiali sensibili.

 

Esposizione basata sulle ombre e contrasto sulle luci

 

Scegliendo una tonalità scura come punto di riferimento per l’esposizione, cambiando la gradazione di contrasto sarà necessario modificare in modo molto più sostanziale rispetto alla situazione precedente il tempo di esposizione affinché il valore di grigio preso come riferimento rimanga costante cambiando la gradazione di contrasto. Nell’analisi delle curve caratteristiche questo significa che le curve devono essere traslate sull’asse dell’esposizione (asse X) affinché si sovrappongano in corrispondenza del valore di grigio scuro preso come riferimento. Nell’illustrazione è stato preso come riferimento un valore piuttosto scuro, con densità di 1.7. In questa situazione si può notare come adesso le curve si aprano a ventaglio nella parte bassa, dove le densità sono più chiare. In questa situazione cambiando la gradazione di contrasto saranno i toni chiari a modificarsi in maniera sostanziale.

Quindi il detto esponi per le luci e regola il contrasto per le ombre nasce non tanto da uno specifico comportamento dei materiali sensibili quanto da una comodità, dato che sulle tonalità chiare l’esposizione cambia poco al cambiare del contrasto, anche se sempre leggendo il grafico, per le gradazioni più contrastate la differenza di esposizione può arrivare fino ad 1/3 di stop, che non è poco per un valore chiaro e può fare la differenza tra una bella stampa e una stampa con alteluci spente.

Ma si può benissimo stampare basando l’esposizione su un tono scuro e regolare il contrasto sulle alteluci, ma con la scomodità di dover fare un provino a scalare ogni volta che si cambia la gradazione di contrasto per trovare il tempo di esposizione che renda il valore scuro di riferimento della stessa tonalità sulla nuova gradazione di contrasto.

Anche se tutto questo può sembrare un dissertazione teorica magari troppo complessa e di poca utilità pratica, si possono trovare situazioni in cui basare l’esposizione di stampa su un valore scuro può rivelarsi un sistema migliore, ad esempio in immagini in cui i valori scuri siano le parti più importanti o la cui resa sia fondamentale per la riuscita della stampa, oppure in casi in cui le uniche alteluci presenti siano troppo poche, piccole o di scarsa rilevanza per poter essere prese in considerazione come punto di riferimento.

In ogni caso una maggior conoscenza dei materiali sensibili può essere solo utile nel conseguimento della stampa “perfetta” e in quest’ottica il mio personalissimo consiglio è quello di rifare sempre un provino a scalare nel caso in cui si cambi la gradazione di contrasto, a prescindere dall’andamento delle curve caratteristiche o dagli adagi dei vecchi fotografi.