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Lubitel: solo per veri amatori

Pubblico anche qui la recensione sulla Lubitel, completa di un piccolo tutorial per adattare la pellicola 135.

So bene che la Lubitel non può essere considerata una toycamera a tutti gli effetti, ma ci sono alcune caratteristiche che la fanno entrare di diritto nel mondo della lomografia.

Lubitel 166 Universal

La Lubitel, di fatto, è una biottica economica medio formato (120) costruita intorno agli anni ’50 dalla (per noi) ormai famosa azienda russa LOMO. In cirillico, “Lubitel” sta per Amateur, amatore. Di fatto, la macchina era destinata a tutti quei fotografi “della domenica” che non potevano permettersi corredi più costosi. Proprio per questo i materiali scelti per la Lubitel sono plastica e bachelite.

La lente di ripresa, tutto sommato, non è così mediocre come molti credono. Si tratta di una modestissima lente 75mm f/4,5 in vetro che può dare diverse soddisfazioni. Certo, non stiamo parlando delle lenti di una Rolleiflex, però si dà da fare.

Esistono diversi modelli della Lubitel. Sinceramente non so dire tutte le differenze, ma non credo ce ne siano molte al di là dei materiali di costruzione. Sicuramente i modeli 166 B e 166 Universal sono i più recenti e forse più affidabili. Tuttavia, anche i vecchi modelli hanno tutto il loro fascino vintage e con la loro corazza in bachelite sembrano più robusti. Io ho una Lubitel 166 Universal che, in teoria, dovrebbe avere anche la mascherina per il formato 6×4,5 (per questo si chiama “Universal”) ma non ce l’ho trovata. Niente di importante, in fondo questo è il bello (o il brutto) nel fare affari su internet o sulle bancarelle. Un consiglio che posso dare, prima di comprarla, è di assicurarsi che la ghiera di messa a fuoco non sia starata e che i tempi di scatto e i diaframmi siano corretti. Basta semplicemente aprire il dorso della macchina e farla scattare, controllando se tutto funziona. Altrimenti, se non vi fidate di questo tipo di acquisti, la Lomography ne ha rilanciato la versione leggermente semplificata, la Lubitel 166+, con il suo kit di accessori, come l’adattatore per le pellicole 35mm. Dico “semplificata” perchè la sostituzione dei diaframmi con i simboletti (nuvoloso, soleggiato, ecc) aiuta in qualche modo con l’esposizione, soprattutto se non si ha un esposimetro a portata di mano.

Nei mercatini e nei siti di vendita privata, la Lubitel 166 si trova ancora a ottimi prezzi, intorno ai 40-50 euro e spesso in condizioni eccellenti. Ancora a meno si trovano i vecchi modelli, come la Lubitel 2. La versione della Lomography, invece, ha come al solito un prezzo decisamente pompato e ingiustificato, nonostante gli accessori inclusi.

Dunque, per tutti questi motivi, la Lubitel viene spesso considerata una toycamera. In che cosa, invece, si differenzia dalle altre macchine lomografiche?

Sicuramente per la mancanza di praticità e immediatezza. La Lubitel è una TLR (twins lens reflex) o “reflex biottica”, la cui caratteristica principale è quella di avere due lenti: con la lente superiore si controlla la messa a fuoco e si inquadra la scena; la lente inferiore, invece, è quella che cattura l’immagine. Ora, per mettere a fuoco e inquadrare bisogna guardare attraverso il pozzetto o viewfinder che, nella Lubitel, non è effettivamente molto luminoso. Il pozzetto è collegato alla lente superiore e la difficoltà ulteriore sta nel fatto che la visuale è specchiata. Non solo, ma dopo aver inquadrato, bisogna scegliere la coppia diaframma-tempo di esposizione (magari con l’aiuto di un esposimetro) e poi finalmente scattare. Insomma, senza ombra di dubbio non è una macchina da “don’t think, just shoot”, ma è sicuramente una macchina da conoscere e studiare e con la quale esercitarsi per bene.

Per le caratteristiche tecniche della Lubitel 166, ho deciso di fare solamente un piccolo schemino, perchè on-line si trovano recensioni fatte molto meglio di quando possa fare io. Oooh, una volta tanto mi riposo!

  • lente: 75mm f/4,5
  • messa a fuoco: manuale
  • velocità otturatore: da 1/250 fino a posa B
  • diaframmi: da f/4,5 a f/22
  • Flash: nelle vecchie edizioni come la mia, non c’è la slitta hot-shoe. Nella versione della Lomography, invece, è possibile utilizzare anche l’ultimo flash, il Fritz the Blitz, donando alla macchina un look veramente retrò.

La Lubitel si comporta degnamente con qualsiasi tipo di pellicola.

Ilford FP4 Plus © biondapiccola

Ilford FP4 Plus © biondapiccola

Lomography film 400 ISO © biondapiccola

Lomography film 400 ISO © biondapiccola

Con la Lubitel si possono sperimentare anche tutte le tecniche lomografiche, come le multiple esposizioni, gli overlapping, gli sprocket holes. Per quest’ultimo metodo, tutto quello di cui avete bisogno è: il vostro modello di Lubitel, un po’ di scotch isolante, un rullino 35mm, forbici e un fazzoletto di carta.

Tagliate a metà il fazzoletto e piegatelo in modo da ottenere uno spessore di circa 1,5 cm. A questo punto, dopo aver infilato il rullino nella parte posteriore della macchina, incastratelo con i due pezzi di fazzoletto, così:

Cercate di centrare il rullino. Dopo di che, prendete il rocchetto della vecchia pellicola 120 e attaccate con lo scotch isolante la nuova pellicola, in questo modo:

Attaccatela per bene, mi raccomando. A questo punto, potete inserire il rocchetto al suo posto e tirare un po’ la pellicola:

Ora non resta che chiudere la macchina, forzando un po’. Una volta chiusa, ricordatevi di sigillare la finestrella contapose con abbondante scotch isolante, per non bruciare la pellicola 35mm che, a differenza della 120, non ha la carta protettiva:

Non siate parsimoniosi con lo scotch isolante, ok? Un’altra mia accortezza è quella di sigillare ulteriormente il dorso della macchina con altro scotch. Una volta, infatti, mi si è aperto il dorso e ho buttato metà pellicola. Sono cose che capitano, ma come di dice?, sbagliando si impara!

Et voilà, il gioco è fatto! Ora potete usare la vostra Lubitel normalmente. Per avvolgere la pellicola, io faccio fare di solito 1 giro e mezzo per i primi 10-12 scatti e poi proseguo con 1 giro solo. Oppure potete seguire questo semplicissimo trucchetto. Quando la pellicola è finita, dovete aprire la macchina in una stanza buia (mi raccomando!), togliere il rullino e riavvolgere la pellicola manualmente.

© biondapiccola

© biondapiccola

Holga my dear

Takashi Arai ed il dagherrotipo

Tempo fa approdai involontariamente in questo video del fotografo giapponese Takashi Arai, che mostra come realizzare un dagherrotipo nell’era dei pixel.

Ve lo ripropongo a dimostrazione del fatto che in fotografia le tecniche di realizzazione di una foto sono moltissime e spesso le più affascinanti sono proprio quelle considerate “al tramonto”.

Buona visione

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Video Tutorial – lo sviluppo

Tempo fa, su richiesta di alcuni utenti del forum, feci un veloce video tutorial sui passi da seguire per effettuare lo sviluppo di un rullino in Bianco e Nero.

Il video mostra tutti i vari “step” necessari, dallo sviluppo all’arresto al fissaggio, per concludere con il lavaggio; senza dimenticare l’importanza del controllo della temperatura, dei ribaltamenti e della preparazione dei chimici.

Non vuol essere esaustivo di tutto il processo chimico di sviluppo, però per chi è alle prime armi e vorrebbe iniziare lo sviluppo “self made”, credo sia molto utile. A volte (non sempre) un video parla più di mille parole!

Buona visione

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