Premessa
Premetto che è da poco che mi sono avvicinato alla stampa lith e già dai primi approcci ci si rende subito conto che si sta entrando in mondo sconfinato di possibilità di cui non si riuscirà mai a trovare la fine. Qui ho voluto riportare le mie esperienze che, seppur limitate, spero siano di aiuto a chi si vuole cimentare con questo sistema di stampa ed invogliare chi è alla ricerca di cose nuove da provare e sperimentare.
La stampa lith può essere letta come un rigurgito pittorialista della saturazione tecnologica della modernità liquida (O_O), cioé il “famolo strano” che sembra essere abbastanza in voga in questo momento nella fotografia chimica ma non solo. Può piacere o far ribrezzo ma sicuramente in camera oscura è divertentissima: la fotografia è una cosa bellissima!
In due parole la stampa lith è un procedimento di stampa in cui una normale carta fotografica viene molto sovraesposta e, anziché essere sviluppata usando un normale rivelatore per carte, viene trattata usando uno sviluppo di tipo litografico (“lith”) per arti grafiche molto diluito.
Le stampe lith possono avere un aspetto molto grafico, duro e graffiante o essere delicate ed eteree oppure, mediando tra gli opposti, essere caratterizzate da dei neri decisi e ben separati e da alteluci molto morbide e modulate, dall’aspetto “cremoso” e delicato, oltre ad una colorazione dell’immagine che può variare dal neutro, al bruno, al giallo-verde, fino al rosa, al salmone, al ruggine, con tutte le sfumature intermedie.
La stampa lith offre una grande variabilità dei risultati, caratteristiche dell’immagine uniche e molto spazio alla sperimentazione; è un processo molto divertente e creativo ma anche per “cuori forti”, non tanto per le difficoltà, che non sono di più di quelle della normale stampa in BN, quanto per l’impegno, la pazienza e la perseveranza che bisogna mettere in campo.
Procedimento
Il procedimento è molto simile alla stampa fotografica classica e, tranne lo sviluppo, tutto il resto è uguale. Non sono necessari negativi con caratteristiche di contrasto particolari; un negativo che si stampa bene con il procedimento classico sarà in grado di dare ottimi risultati anche con la stampa lith. Data la peculiarità di questo procedimento, sicuramente ci saranno soggetti che se ne avvantaggeranno, mentre altri saranno meno adatti; in genere la stampa lith si sposa abbastanza bene con la resa delle pellicole all’infrarosso.
La carta da stampa invece influisce molto; vanno bene sia le carte baritate che quelle politenate, a contrasto variabile o a gradazione fissa, purché senza accelleratori di sviluppo incorporati nell’emulsione. Alcune carte di stampa reagiscono molto bene al procedimento lith, altre sono un po’ più ostiche, alcune sono molto recalcitranti e difficili da domare senza far comparire artefatti in sviluppo, altre ancora invece non sono proprio “lithabili”. Anche il colore dell’immagine dipende molto dal tipo di carta.
Il procediemtno di stampa è molto influenzato dalle variabili in gioco: tipo di carta, tipo di sviluppo, diluizione, eventuali additivi, temperatura, esposizione, diluizione, livello di esaurimento dello sviluppo e sua integrazione o “stagionatura” intervengono in maniera sostanziale sul risultato finale, tanto che bisogna lavorare in modo molto rigoroso se si vogliono ottenere due stampe se non identiche, almeno simili.
Lo sviluppo lith
Gli sviluppi litografici sono una categoria di sviluppi ad altissima energia e contrasto usati nelle arti grafiche dove è necessario ottenere solo due tonalità, il nero e il bianco, senza toni di grigio intermedi. Generalmente questi sviluppi contengono solo l’idrochinone e pochissimo solfito e quindi si ossidano molto velocemente.
Gli sviluppi lith lavorano in maniera differente rispetto agli sviluppi fotografici e il loro meccanismo di sviluppo è “ad infezione” cioé partendo dall’alogenuro esposto l’annerimento si espande infettando anche i granuli vicini che vengono completamente anneriti, eliminando così ogni semitono.
Per padroneggiare meglio la tecnica di stampa lith è utile capire il funzionamento chimico di come avviene “l’infezione” così da riuscire meglio a controllare il processo di sviluppo. L’idrochinone comincia la sua azione di sviluppo in maniera “tradizionale” ma a causa del basso livello di conservante (solfito) tende a trasformarsi velocemente in chinone, sostanza che non è in grado di sviluppare. Nel passaggio da idrochinone a chinone la molecola passa una serie di stadi intermedi detti semi-chinoni, che sono agenti di sviluppo estremamente aggressivi. Per poter funzionare quindi lo sviluppo lith deve essere prima “innescato” da un processo di sviluppo “normale”: l’ossidazione dell’idrochinone sarà maggiore in corrispondenza delle aree più scure e di conseguenza in queste aree sarà maggiore anche la produzione di semi-chinoni che daranno un’accelerazione dello sviluppo che produrrà maggior ossidazione e questa ancora più semi-chinoni… e così via, con un’accellerazione esponenziale dello sviluppo, che partirà molto lentamente e man mano che prosegue nell’annerimento accellererà sempre di più fino a diventare esplosivo.
Come si fa
Come già detto la stampa lith è molto simile alla stampa tradizionale, si preparano tre bacinelle e nella prima si versa lo sviluppo lith molto diluito. Di solito lo sviluppo lith concentrato viene diviso in due componenti, proprio perché è assai poco protetto contro l’ossidazione e questo sistema permette una migliore conservazione del concentrato. In genere sulle istruzioni viene consigliata una diluizione per la stampa lith, ma ricordiamoci che questo sistema di stampa è molto versastile e che le indicazioni fornite devono essere considerate come un punto di partenza da cui ci si può discostare in maniera considerevole per partire con le nostre sperimentazioni. Nella seconda bacinella andrà l’arresto, che nella stampa lith è importante ed è meglio non usare l’acqua; nella terza bacinella si preparerà il normale fissaggio usato per la stampa tradizionale.
La carta di stampa deve ricevere un’esposizione abbondante, anzi molto abbondante; fare un provino a scalare classico serve a poco per motivi che vedremo più avanti, invece un buon punto di partenza è quello di trovare l’esposizione corretta usando uno sviluppo tradizionale e quindi aumentare l’esposizione di 3 stop. Anche in questo caso si tratta di un punto di partenza da cui partire: per uno stesso negativo ho ottenuto effetti interessanti ed altrettanto validi usando esposizioni diverse tra loro anche di qualche stop. Non spaventatevi, ma i tempi di esposizione posso diventare veramente lunghi, nell’ordine del centinaio di secondi, soprattutto con negativi piuttosto densi, come in genere quelli da pellicola all’infrarosso.
Con la stampa lith il contrasto si regola bilanciando tempo di esposizione, diluizione dello sviluppo e tempo di sviluppo, quindi le gradazioni di contrasto della carta o i filtri multigrade non servono; nel caso si usi carta VC bisogna esporre senza filtri.
Dopo l’esposizione si immerge la carta nello sviluppo, agitando la bacinella , come nella stampa tradizionale, ed è qui che bisogna dimostrare di che pasta si è fatti. Il tempo di sviluppo è molto variabile, in base al tipo di sviluppo, alla diluizione, al grado di esaurimento e al tipo di carta usata, e può andare da 6-7 minuti fino a 30-40 minuti. Per ridurre i tempi può essere utile scaldare la soluzione di sviluppo con uno scalda-bacinelle o un bagnomaria, e una buona musica di sottofondo aiuta a far passare il tempo (e a tenerci svegli; confesso che in alcune sessioni di stampa notturne ho seriamente rischiato di addormentarmi con la faccia nella bacinella.)
Snatch point
Nello sviluppo della stampa lith bisogna avere molta perseveranza e pazienza; l’immagine sembra non comparire e ci si ritrova con la sgradevole sensazione di battere l’acqua nel mortaio (e intanto cominciano a frullare nella mente mille dubbi su cosa è andato storto). Abbiate fede e proseguite. Dopo alcuni minuti, che nel caso di alcune carte possono diventare decine, si comincerà ad intravedere una leggerissima traccia di anneriemento in corrispondenza delle aree più scure. Come è stato spiegato precedentemente, lo sviluppo si sta “innescando”. All’inizio l’immagine sembra non voler venire fuori, l’annerimento prosegue con una lentezza esasperante e la tentazione di buttare tutto e riprovare aumentando in maniera esagerata l’esposizione è molto forte. Ma man mano che questo lentissimo sviluppo iniziale prosegue, aumenta anche l’azione “turbo sviluppante” dei semi-chinoni. Come l’immagine comincia ad essere intellegibile è importante localizzare un’area scura da prendere come riferimento e munirsi di una piccola torcia tascabile filtrata con un filtro rosso (o un led rosso oppure una luce di sicurezza volante da avvicinare alla bacinella) per valutarla con una visibilità migliore. Come riferimento può andare bene una zona d’ombra profonda; personalmente ho trovato utile, quando possibile, inserire nell’immagine il bordo trasparente del fotogramma e metterlo a confronto con la zona d’ombra di riferimento; il bordo sarà sicuramente nero, mentre l’ombra dovrà avere un minimo di dettaglio e in questo modo è più facile rendersi conto delle differenze.
Come detto precedentemente lo sviluppo ad infezione ha un andamento esponenziale, man mano che l’immagine prende corpo il rateo di sviluppo delle zone scure aumenta sempre più fino ad essere talmente veloce da andare fuori controllo. Man mano che lo sviluppo avanza si deve controllare con maggior frequenza il livello di annerimento. Lo “snatch point” (punto di strappo) è l’istante in cui l’area di riferimento è esattamente come desiderata, per cui la stampa va immediatamente estratta (strappata via, appunto) dallo sviluppo e, con un movimento continuo, immersa nell’arresto. Lo sviluppo delle aree scure in questo momento è molto veloce e un’esitazione, o fermarsi a sgocciolare la stampa, rischia di rendere tutto troppo scuro e contrastato. La mia sequenza di solito è questa:
«Ci siamo quasi…»
controllo da molto vicino l’area di riferimento con una lampada tascabile filtrata di rosso e avvicino fino a toccarli i bordi delle bacinelle dell’arresto e dello sviluppo
«ancora un po’…»
fermo l’agitazione e con la pinzetta mi attacco al bordo più lungo (stampo in piccolo, con formati più grandi è meglio usare le mani, con i guanti) tenendo sempre sotto controllo le ombre dell’immagine
«OK! Via!»
trascino la stampa nell’arresto facendola scivolare sui bordi delle bacinelle
«agitare subito!»
Con l’esperienza si riuscirà a valutare con precisione lo snatch point e a “giocare” sui secondi per arrivare esattamente al risultato prefissato.
La prima stampa trattata nella soluzione fresca appena preparata è quella che viene influenzata meno dall’effetto lith dato che sarà quella che dovrà innescare la produzione dei semi-chinoni; le stampe successive troveranno già una quantità di semi-chinoni presenti in soluzione, ma di stampa in stampa si andranno ad accumulare anche tutti gli altri prodotti di ossidazione che modificheranno in qualche modo il comportamento dello sviluppo. Dato che le soluzioni sono molto diluite, la quantità di sottoprodotti di reazione rispetto agli agenti attivi (idrochinone e semi-chinoni), anche per una sola stampa, non è trascurabile. Per questo motivo il procedimento lith è assai poco costante, il comportamento dello sviluppo cambia di stampa in stampa e riuscire ad ottenere due stampe simili è difficile. In genere man mano che lo sviluppo “matura” i risultati sono migliori, ma i tempi di sviluppo si allungano parecchio e dopo poche stampe lo sviluppo si esaurisce. La durata dello sviluppo è molto variabile, dipenda dalla diluizione, dal volume della soluzione, dalla temperatura, dal tipo di carta, ma in genere dopo 4-6 stampe i tempi si allungano in maniera insopportabile. Per soluzioni molto diluite potrà essere necessario rinnovare lo sviluppo anche dopo ogni stampa.
Per migliorare la costanza del procedimento si consiglia di “stagionare” lo sviluppo, cioé aggiungere una piccola quantità di sviluppo vecchio (detto “old brown”) alla soluzione appena preparata; in questo modo sarà già presente una base di semi-chinoni e l’”innseco” iniziale influirà di meno. Per le stampe successive invece, per compensare l’accumulo dei sottoprodotti di reazione, è consigliabile rigenerare lo sviluppo con un piccolo quantitativo di soluzione fresca. Se invece, come nel mio caso, vi piace questa variabilità dei risultati e volete rimanere stupiti ogni volta di quale nuovo risultato si è ottenuto, si può evitare tutta la fase di stagionatura e reintegro.
Controllo del contrasto
Nella stampa lith il contrasto si regola variando il tempo di sviluppo e l’esposizione. Con lo sviluppo si agisce sulle ombre –più si sviluppa più i toni scuri vengono schiacciati sul nero– mentre con l’esposizione si interviene sulle luci –più si espone più i toni chiari acquisiscono sostanza. Poca esposizione e tanto sviluppo danno il massimo contrasto, con compressione dei toni intermedi e una resa molto più grafica e drammatica. Un’esposizione molto generosa e uno sviluppo limitato, al contrario, daranno un’immagine poco contrastata, assenza di toni scuri ma una quantità di infinita di toni chiari, con una resa delicata e “cremosa”. Non servono quindi i filtri di contrasto o gradazioni.
Il colore
Le stampe lith sono colorate e in genere questa è una qualità molto apprezzata. Il colore dipende da moltissimi fattori, in primis il tipo di carta, la diluizione e il grado di esaurimento dello sviluppo. Il colore è dato dalla dimensione dei granuli d’argento che compongono l’immagine fotografica, più sono piccoli e più il colore tende al caldo. Uno sviluppo breve, molto diluito o esausto è meno aggressivo sugli alogenuri e tende a ridurli in grani di argento metallico molto piccoli e quindi più colorati. In genere, ma ci sono molte eccezioni, le carte a tono neutro-freddo con emulsione al bromuro tendono ad assumere un colore più “neutro” verso il bruno o il marrone, mentre le emulsioni al cloro-bromuro (tono caldo) hanno colorazioni più accentuate verso i toni caldi, con alcune carte che si colorano di rosa, di salmone fino al ruggine.
Pepper fog
L’azione molto energica dello sviluppo lith rende le ombre e i toni intermedi dell’immagine piuttosto granulosi, un effetto che può essere molto apprezzato in alcuni casi.
Alcune carte sono piuttosto “resistenti” allo sviluppo lith e possono invece manifestare degli artefatti come il pepper fog, la formazioni di puntini scuri sparsi sull’immagine, più spesso in corrispondenza delle zone chiare. Altre volte possono formarsi degli agglomerati scuri causati da un’azione di infezione che avviene in modo casuale all’interno dell’emulsione. L’aggiunta di pochi millilitri di una soluzione al 10% di solfito di sodio può limitare questi artefatti, ma senza esagerare in quanto il solfito inibisce l’azione di “contagio” dello sviluppo. Anche l’aggiunta di una piccola quantità di soluzione al 10% di bromuro di potassio può aiutare a ridurre il pepper fog, oltre a modificare e/o aumentare la colorazione dell’immagine, a scapito del tempo di sviluppo che può allungarsi considerevolmente.
Considerazioni varie
L’elevata selettività dello sviluppo lith, che agisce con tempi molto lunghi sui granuli d’alogenuro esposti, permette di usare anche carte molto vecchie e scadute che presenterebbero un velo inaccettabile nella stampa normale e che invece restituiscono dei bei bianchi brillanti con questo procedimento. Inoltre alcune carte prodotte molti anni fa hanno emulsioni che contengono componenti, adesso banditi per motivi ecologici, che reagiscono molto bene a questo genere si procediemento. La stampa lith può essere un’ottimo sistema per riciclare vecchia carta oramai destinata alla discarica. Per lo stesso motivo desta poca preoccupazione l’elevata esposizione alla luce di sicurezza che, tra esposizione sotto l’ingranditore e sviluppo, può protrarsi anche oltre i 30 minuti. Personalmente non ho mai notato differenze tra le stampe sviluppate avendo l’accortezza di limitare al più possibile l’esposizione alla luce di sicurezza e quelle in cui la luce inattinica è stata lasciata accesa per tutto il tempo di trattamento. Ho potuto constatare che con alcune combinazioni carta/sviluppo la comparsa delle prime tracce d’immagine nel il rivelatore è talemente lenta che perfino l’accensione della luce bianca qualche decina di secondi prima di arrivare allo snatch point non ha avuto nessun effetto negativo sulla stampa.
Con sviluppi vicini al limite d’esaurimento, e quindi con tempi di sviluppo molto prolungati, il bianco della carta può ingiallirsi, ma a volte questo difetto può dare maggior enfasi all’immagine.
Viraggi
Le stampe lith reagiscono molto bene ai viraggi, soprattutto il selenio e l’oro, e per un maggior controllo è preferibile usare soluzioni di viraggio al selenio piuttosto diluite (il viraggio all’oro, con quello che costa, è meglio usarlo come da istruzioni). La facilità di viraggio permette di ottenere ottimi risultati anche con il viraggio split, che con queste stampe assume colorazioni e differenzazioni più accentuate che sulle stampe tradizionali. Il viraggio split si basa sul diverso colore e comportamento che hanno alcuni viraggi: ad esempio il selenio colora l’immagine di un bruno/porpora e comincia la sua azione dalle ombre; l’oro invece colora di blu/indaco e comincia la sua azione partendo dai toni più chiari. Sfruttando questa diversità di comportamento è possibile ottenere immagini che presentano ombre brune a luci fredde. Si passa la stampa nel selenio per un tempo suffciente a limitare l’azione solo ai toni scuri e, dopo un lavaggio a fondo, si prosegue con il viraggio all’oro, che agirà solo sui toni più chiari non toccati dal selenio. Bilanciando tipi di viraggio, diluizioni e tempi di azione si ottengono immagini “multicolori” che possono andare dall’irresistibilmente affascinante al pacchiano insopportabile.
Le illustrazioni
Di seguito ci sono le riproduzioni di alcune stampe, a supporto visivo, almeno in parte, di quanto detto nel testo. Nelle didascalie ho cercato anche di riportare informazioni supplementari, nella speranza di rendere più chiari alcuni concetti.
I colori della stampa lith hanno sfumature molto tenui e cambiano di tonalità anche in base alla qualità e al colore della luce usata per la visione. In queste riproduzioni ho cercato di avvicinarmi il più possibile alle stampe originali, tenendo al minimo, per quanto possibile, la post-produzione, ma i limiti della scannerizzazione e della visione su monitor non permettono in ogni caso una riproduzione fedele.
Fig. 1
Variando l’esposizione e il tempo di sviluppo è possibile ottenere rese molto diverse, dal sognante al drammatico. Carta Oriental Seagull G sviluppata in Fotospeed LD-20. Esposizione di base di 90” con bruciatura di 1 stop dei bordi destro e sinistro e 1/2 stop del cielo e della parte bassa. Il tempo di sviluppa varia da 30′ a 15′ a 20°C
Fig. 2
La Kodak Elite è una carta piuttosto recalcitrante, il colore dell’immagine rimane abbastanza neutro e le ombre tendono a diventare molto granulose. Nonostante il contrasto molto alto, le alteluci (che erano molto dense sul negativo) riescono a rimanere ben modulate e morbide. Da notare la tendenza di questa carta a creare una puntinatura chiara sui neri, che a volte può dare qualcosa in più all’immagine. Esposizione di 600” a f4.5, sviluppata in Fotospeed LD-20 1+1+30 per 35 minuti circa a 24°C
Fig. 3
Questo è un bell’esempio di stampa sbagliata: una carta un po’ dura al trattamento lith, come la Ilford Multigrade Warmtone FB, trattata in uno sviluppo esaurito. L’immagine di fondo, appena visibile, è ciò che il poco idrochinone rimasto è riuscito a sviluppare; l’azione di “infezione” ha provato ad attivarsi ma, per l’eccessivo esaurimento, si è manifestata solo con delle macchie nere fioccose sparse in maniera casuale sulla superficie della stampa.
Fig. 4
Questo invece è il risultato di uno sviluppo pressoché esaurito su una carta che reagisce molto bene al processo lith. La Fomatone è considerata la regina della stampa lith proprio per la buona risposta e i bei colori che restituisce. In questo caso è stata usata la Fomatone 542 II esposta per 250” e sviluppata in Fotospeed LD-20 1+1+48 con l’aggiunta di 20 ml/l di soluzione al 10% di Bromuro di Potassio. Lo sviluppo era pressoché esaurito e l’immagine non ne voleva sapere di uscire fuori; oramai stanco e spazientito ho lasciato la stampa in ammollo nello sviluppo e sono andato a cena. La stampa è rimasta nello sviluppo per 1 ora e 40 minuti, le chiazze chiare sono state causate dalla mancanza di agitazione ma alla fine non stanno neanche troppo male. Come riportato anche da altri, questa carta assume un colore arancione intenso quando trattata nello sviluppo prossimo all’esaurimento, se si ha la pazienza di aspettare.
Fig. 5
La Fomabrom Variant è molto “granulosa” nel lith e, come molte altre carte con molto bromuro nell’emulsione, prende poco colore e necessita di un tempo di sviluppo piuttosto lungo. In questo caso la stampa è stata sviluppata per circa 24′ in Fotospeed LD-20 1+1+48, ma uno sviluppo più prolungato sarebbe stato meglio.
Fig. 6
Un’altra carta al bromuro, la vecchia Ilford Ilfobrom. Poco colore e dei neri sabbiosi. Nella parte sinistra in basso si notano delle leggere striature longitudinali, probabilmente dovute al processo di stesa dell’emulsione; la stampa lith mette in risalto dei particolari che non si rilevano nella stampa tradizionale.
Fig. 7
La stampa lith si sposa bene con la fotografia all’infrarosso. Queste due stampe sono state fatte su Fomatone 542 II: la stampa a sinistra è stata la prima ad essere sviluppata nel rivelatore appena preparato, la stampa a destra è stata sviluppata dopo circa un’ora e altre tre stampe; l’ossidazione e l’esauriemtno dello sviluppo hanno influito sul contrasto e sul colore. La Fomatone ha tempi di sviluppo molto brevi rispetto ad altre carte, in questo caso solo 7 e 9 minuti.
Fig. 8
Ancora Fomatone, ma in questo caso la 532 II. Il supporto è bianco, il colore è più caldo rispetto alla 542 e il contrasto più basso.
Fig. 9
Sempre stesso soggetto ma carta diversa, la Kodak Elite S. Il colore è praticamente neutro e, rispetto ai 7-10 minuti di sviluppo della Fomatone, lo sviluppo è stato di 25′ e ce ne sarebbe voluto anche di più. L’aggiunta di 20 ml/l di Bromuro di Potassio ha tenuto sotto controllo la comparsa dei puntini chiari che questa carta manifesta nel lith (fig. 2).
Fig. 10
L’aggiunta di 5 g di solfito ha inibito l’azione di contagio dello sviluppo; il risultato è simile a quello di uno sviluppo molto diluito che non riesce a sviluppare a fondo i neri. Ilfobrom esposta per 400”
Fig. 11
Un fotogramma della rimpianta Kodak HIE stampato su Fomatone 542 II e Fotospeed LD-20 1+1+65. Pellicola all’infrarosso e stampa lith in genere sono un buon connubio. La Fomatone ha un bel colore rosato tendente al salmone, luci “cremose e ombre senza grana eccessiva, un’ottima carta se non è richiesta una resa grafica e contrastata.
Fig. 12
Ancora Fomatone 542 II, stavolta virata al selenio 1+19 per 15′ circa. Il selenio ha aumentato il contrasto scurendo le ombre mentre le alteluci rimangono ancora molto delicate. Con questa carta il colore del selenio è molto simile al viraggio seppia e perde la tonalità violacea/prugna che lo contraddistingue nella fotografia tradizionale.
Fig. 13
Un esempio della buona reattività delle stampe lith al viraggio. La Fomatone 532 II virata all’oro acquista un deciso colore blu metallico simile al viraggio blu al ferro. La differente modalità d’azione del selenio, che inizia a colorare per prime le ombre, e dell’oro, che comincia invece dalle alteluci, permette di ottenere interessanti effetti di split-toning con più tonalità di colore presenti nella stessa immagine.
Fig. 14
Un’altra ottima carta per la stampa lith (e non solo) oramai fuori produzione è la Forte Fortezo. Secondo alcuni la presenza di metalli pesanti (cadmio) nell’emulsione di alcune vecchie carte le rendevano particolarmente adatte al procedimento lith. Le normative europee hanno bandito l’uso di queste sostanze molto inquinanti per l’ambiente. Esposizione di 400” e bruciatura della parte bassa di 1/2 stop. Sviluppo in Fotospeed LD-20 1+1+65 per 35 minuti. Lo sviluppo era al limite e l’eccessivo tempo di immersione ha ingiallito la base della carta. Da notare la bella resa delle alteluci a destra.
Ottimo lavoro!
Chiaro e poco misterioso come sempre dovrebbe essere, ma di rado è.
Complimenti DIego , interessantissimo articolo!
complimentissimi diego, ho scoperto un altro procedimento, che non conoscevo assolutamente…
articolo molto ben spiegato, ma poco capito per mio limite.
l’ultima immagine mi ha stregato!
Grazie.
Franny se è poco capito non può essere ben spiegato :-)))))
Cosa non hai capito?
Davvero interessante! Per il trattamento hai provato solo il Fotospeed ld20? Ho visto che è piuttosto caro, anche se in effetti la soluzione di lavoro dovrebbe essere molto diluita e quindi i costi si dovrebbero ammortizzare.
mi prudono le mani…
scommetto che appena mi impratichisco un po’ con l’ingranditore (appena arrivato in casa) mi metto a cercare il Fotospeed ID20…
complimenti per l’articolo e soprattutto per il grande lavoro che c’è dietro!
Ci sono molti altri sviluppi lith, la Moersch ne fa più d’uno ad esempio, anche se LD-20 mi piace molto, forse meno indulgente con alcune carte ma produce bei colori e un effetto lith marcato. Questo è solo un articolo introduttivo, poi non c’è fine all’impastrocchiamento 🙂
Quali caratteristiche dovrebbe avere una immagine per poter stimare la sua buona adattabilità ad una stampa lith? e al contrario da quali caratteristiche si potrebbe desumere la scarsa adattabilità ad una stampa lith?
Qualsiasi negativo può essere stampato in lith, diciamo che in genere per il comune senso estetico alcune immagini possono essere meno adatte, ma non c’è una regola. La stampa lith in genere tende a chiudere le ombre per cui immagini con ampie aree scure potrebbero avere un effetto troppo drammatico quando sono stampate in lith e magari non è quello che si cerca. Anche un lith “tosto” dall’effetto grafico potrebbe non essere adatto ad esempio per alcuni ritratti, mentre altri potrebbero trarne grande giovamento. Deve essere il fotografo a scegliere la giusta tecnica che dia il massimo apporto al messaggio che si vuole trasmettere, al di fuori dei cliché.
Davvero gran bell’articolo! era un pò che mi stuzzicava l’idea della lith ma non sapevo da dove cominciare! Mi sa che passerò lunghe nottate!